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Scrivi un commento al testo di Marina Pacifici
Lasciatemi divertire! Omaggio a Palazzeschi

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Se la vita è surreale visione
sintesi improbabile
assonanza d'opposti,

ci si accalca infervorati
alla stazione,
nel teatro gremito,
nel treno che ha già fischiato
sempre irraggiungibili i posti.

Ci siamo persi
nel gioco d'ombre e luci delle maschere.

Nella cena di gala
la tua immagine fugace
nel riflessi rifulgente degli specchi
nel trompe d'oeil
nei meandri reconditi
della conviviale sala.

Risate, calici levati in brindisi,
voci alterate
volti dall'euforia deturpati
smorfie e discorsi impostati,
non spontaneità e sorrisi.

Sarà che odio il barocco
l'ostentazione, l'eccesso, l'autoproclamazione,
la farsesca approvazione.

Il gotico,
il silenzio,
la tenebra, la disincantata tristezza
la valle d'ombra
di gran lunga mi è più congeniale.

E mentre volge al termine
la serata grottesca e paradossale,
affondo nella mia malinconia abissale.

Dove sarà la il primo movimento in sottofondo
il bacio melodioso del vento.

Dove sarà il manoscritto perduto
del poeta fiorentino,
brilla lontano l'argenteo archetto
s'innalza sublime la voce
nel silenzio assordante di giorni amari
l'armonia sorprendente
d'uno Stradivari.

La fiera della vanità imperversa
l'orgia della superbia
non raffinata sinfonia di violino
ma lo sgangherato assolo di trombone,
d'ogni bellezza, armonia ed elegia
pacchiana negazione.

In quella via non più in tre
caro Palazzeschi, mio giglio fiorentino
a sfogliare fra bianchi petali di rimpianto
il non ti scordar di me d'un commiato
nel bacio rugiadoso del mattino.

Si rimase soltanto in due,
le mie mani in ultima carezza a stringere con amore le tue.

E dal cielo due stelle cadenti,
quattro lacrime di Pierrot amare
stillate dai nostri occhi nel ricordare.

Mio caro Palazzeschi
in fondo al viale
del Giardino di Boboli
il violino
nel Canone dei Ricordi
non smette mai il la malinconico refrain
di suonare.

E nel giardino d'inverno del rimpianto
il mio cuore
fra i viali principeschi
all'ombra del tuo sguardo di giada
ai piedi della quercia veglia intento ad aspettare

e Te
non smette ancora d'amare.


Liberamente ispirata a "I fiori" di Aldo Palazzeschi e "Via" di Ardengo Soffici.



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